venerdì 4 gennaio 2019

La storia rimossa dell'unica donna tra i Mille


Prende le mosse come un avvincente romanzo storico La ragazza di Marsiglia, l'ultimo libro di Maria Attanasio (Sellerio, 2018): cospirazioni, libertà, amore nell'Italia di metà Ottocento, quando i patrioti siciliani andavano esuli a Torino o a Malta, e segnalati dai servizi di intelligence sabaudi e borbonici erano Mazzini, Garibaldi, Crispi. E Rosalie Montmasson, savoiarda di umili origini, che condivise con gli uomini citati nei libri di storia la lotta ideale e l'attivismo politico che unificarono l'Italia, lei per tutta la vita coerente democratica e repubblicana: l'unica donna che riuscì a convincere l'Eroe dei due mondi a lasciarla imbarcare a Quarto con i Mille, contro il volere del marito, Francesco Crispi. Quella madame Crispi che fu decorata al valore insieme con tutti gli altri reduci maschi. Ma di quella donna i resoconti ufficiali, a partire dal 1878, non parlano più. Il perché di una simile damnatio memoriae è lo spunto del libro. La narrazione ellittica che procede per squarci di vita, per blocchi temporali, la focalizzazione multipla dai punti di vista di svariati personaggi, fino all'emergere della voce della scrittrice che parla della sua appassionata ricerca, non mirano solo alla bella storia d'amore risorgimentale ma a mostrare la ricostruzione di esistenze inafferrabili, ormai precluse perché vite vissute in una congiuntura storica diversa, all'insegna di "quel vento di eroismo e libertà, che aveva guidato il pensare e l'agire degli spiriti più avvertiti della generazione precedente". Quella generazione aveva vissuto una fase storica, passando poi a quella successiva, e cambiando e adeguandosi, come Francesco Crispi cospiratore e mazziniano da giovane, monarchico e uomo di Stato in età matura. Rosalie invece no. E per questo motivo il suo essere donna, il senso delle sue azioni, la sua non conformità furono rimossi. Ecco che il romanzo storico "cresce" in una lucida quête: la ricerca di qualcosa più ampio e sottile, di quel femminile negato nella storia, di quell'amore che ha forme di persistenza anche quando l'amore è finito. Ma anche lo smascheramento di quell'impostura che caratterizza la vita politica e ammorba il vivere civile. Scrive Attanasio (che, come Sciascia, concepisce una letteratura di libertà e verità): se i tribunali avessero salvaguardato i diritti di Rosalie, se quindi “Francesco Crispi fosse stato mandato a giudizio, condannato a lunghi anni di carcere e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, come accadeva in quei mesi […], altra sarebbe stata la storia d'Italia. Nel decennio del suo governo si produsse infatti una profonda distorsione del concetto risorgimentale di patria e democrazia: l'esasperato – e populistico – nazionalismo dell'età umbertina, prima; e il fascismo dopo”. Amore e impostura, dunque. Questo libro decostruisce la narrazione storica dominante e riesce a scandagliare le dinamiche profonde che determinano l'intrecciarsi delle esistenze di una donna e di un uomo. Come tutte le volte che l'ideale e il sentimento vengono relegati nel privato e nell'intimo, e solo il vizio pubblico è funzionale alla gestione del potere. Come in altri libri di Maria Attanasio (Il falsario di Caltagirone, Sellerio, 2007; Il condominio di Via della Notte, Sellerio 2013) il romanzo storico diventa riappropriazione del passato, o richiamo di consapevolezza nei riguardi di un futuro distopico. Le storie, le realtà passate sono la chiave per reinterpretare il mondo alla luce di un'altra narrazione, altre sensibilità, altre ragioni, altre generose opere, sistematicamente marginalizzate e taciute da quella che è stata (e spesso persiste) la rappresentazione letteraria dominante. Ma è giunto il tempo che anche la ragazza di Marsiglia sia ricordata nei libri di scuola.

"Corriere del Ticino"
30-7-2018