Il mio libro,
L'altro sé. Opposizioni letterarie dal Sud. Silone Levi Brancati
Pasolini Sciascia (Algra Editore, Catania 2017), parla della
scrittura e della lettura, e del significato che può avere oggi
leggere e scrivere.
Non ne parla in
astratto, ma nel concreto del lavoro di alcuni scrittori italiani del
secolo scorso, perché per capire cosa siamo oggi bisogna capire cosa
è successo ieri.
E nel mondo di ieri
sono successe tante cose, molto complesse, da analizzare e
interpretare – a questo servono le diverse discipline (scienze
economia storia ecc.).
Ma la letteratura e
la critica della letteratura servono? Se sì, a che cosa?
Partendo da questa
domanda volutamente ingenua, cominciamo a renderci conto che forse
troppo poco consideriamo oggi i motivi (che ci sono e sono
importanti) per cui leggiamo una storia (o la scriviamo). Troppe cose
sono date per scontate, sono acquisite e non ridiscusse, sono
inquadrate in schemi che preferiamo non considerare.
Facciamo un esempio:
i lettori appassionati (che ci sono anche in Italia, pur se in
percentuale minore rispetto ad altri Paesi europei) che cosa
apprezzano di un libro? Che cosa significa per loro “leggere”?
Come si trasforma il significato di un libro attraverso le loro letture?
Domande importanti, su cui sarà bello discutere negli incontri di
presentazione del libro dei prossimi mesi con chi vorrà
parteciparvi.
Propongo la mia
valutazione: sento spesso, fra i lettori e anche fra gli addetti ai
lavori, che l'apprezzamento di un libro si basa su criteri come
“Cultura” e “Bellezza”, e provo grande insoddisfazione.
Perché è troppo semplice, e perché c'è in ballo tanto di più.
C'è la “realtà rappresentata”, come ha scritto Auerbach nel suo
fondamentale Mimesis. I modi in cui ci rappresentiamo il mondo. La letteratura è fatta di modi di rappresentarsi il
mondo. E la critica letteraria deve proporre gli strumenti per
leggere questi modi di rappresentazione.
Il mio libro propone
quindi una critica della rappresentazione letteraria come momento
conoscitivo del nostro mondo.
La letteratura non è
un “abbellimento”, la letteratura è conoscenza.