lunedì 28 dicembre 2015

Nota sul nuovo testo teatrale di Domenico Trischitta



Guia Jelo interpreta testi di Trischitta, 21-12-2015, Piccolo Teatro, Catania (foto Dino Stornello)


Il testo teatrale L’oro di San Berillo di Domenico Trischitta, appena pubblicato in volume dall’editore catanese Algra con le intense foto di Giuseppe Leone, e presentato il 21 dicembre al Piccolo Teatro di Catania, ha una forza che va ben oltre la sensibilizzazione su un tema importante per la città di Catania, il tema del recupero di un quartiere storico lacerato e smembrato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e dagli sventramenti del dopoguerra.

Il testo di Trischitta dovrebbe costringere a fare i conti con altro, con un nocciolo duro di umanità intima e imbarazzante: ma questo, l’attuale discorso pubblico sembra accuratamente evitarlo.

Fare i conti con la propria memoria, ma non in modo idilliaco o consolatorio, come avviene ad opera dei laudatores temporis acti di turno. La questione architettonica e urbanistica del quartiere di San Berillo (ristrutturare, fare bei giardini, ritrasformare con la magia dei soldi quelli che oggi sono tuguri cadenti in case storiche alla moda) è solo un segno, un percorso, non la soluzione. Trischitta vuole parlare, con l’urgenza dello scrittore, della possibilità di vita di un’intera città, di un’intera società che imperterrita ha lasciato e continua a lasciare aperte le sue ferite e le sue piaghe, nel paradosso che quelle piaghe cancherose alimentano, nutrono qualcosa di violento ma pur sempre di reale nella vita quotidiana della città stessa. Il sangue che scorreva quotidianamente negli anni Ottanta, la violenza e il degrado che fanno parte delle storie raccontate da Trischitta, sono gli esiti estremi di coordinate culturali che, per calcolo o impotenza, non si vuole cambiare.

Gli scrittori, inascoltati, danno tuttavia indicazioni preziose. Brancati, che a San Berillo abitava, ha scritto romanzi sull’eros borghese e sulle sue modalità conformiste, represse, curiose, buffe. Trischitta, che a San Berillo è nato e da San Berillo è stato “deportato” nella periferia del San Berillo Nuovo, racconta nei suoi romanzi e in questo testo teatrale una segregazione che è sociale ed è anche erotica: via delle Finanze, il quartiere delle case chiuse, della prostituzione a cielo aperto, della prostituzione transessuale. Cose che bisogna cominciare a vedere con occhi diversi, come fa Trischitta, senza preconcetti ideologici ma recuperando il senso della realtà, dell’umanità e persino della giustizia sociale.

La vitalità e la carica positiva presenti nelle storie di Trischitta, a partire da Una raggiante Catania, sono essenziali in questa battaglia civile che eviti il ripetersi degli errori del passato, le illusioni di bonifiche in nome della modernità, le moralistiche riprovazioni, i complici silenzi.

Lorenzo Perrona

"La Sicilia" 5-1-2016

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