foto da www.beppesebaste.com
Sabato 5 marzo scrivOrtigia è andato alla ricerca del suo nume tutelare, Elio Vittorini.
Un giro di Ortigia in bicicletta, attraversare alcuni dei suoi luoghi di vita e di scrittura, arrivare sotto la sua casa natale, è stato un modo per avvicinare questo scrittore dimenticato. E scoprirlo nostro straordinario, attualissimo maestro.
Un maestro che, subito dopo l’orrore della seconda guerra mondiale, insegnava che la cultura “serve” a combattere la sofferenza: “Non più una cultura che consoli nelle sofferenze ma una cultura che protegga dalle sofferenze, che le combatta e le elimini”.
Perché scrivere, oggi e sempre? Dice Vittorini: “Si tratta di non lasciare che la verità
appaia morta”.
#scrivOrtigia:Vittorini:ilibrisonosoglie.
If a book is a point of entry, you wonder where to? It could be a dream, instead we are breathing - written words, spoken words, thought words go with the subtle movement of air that fills our being. Could the reality of a “word” transform our sleepful state, makes us awake – or is it a symbol for reality? Vittorini, I believe, knew the difference between sleep and wakefulness, and the word that moves them, a witness. A word without word: silence.
Ortigia, isola di pietra e di mare, è la stessa soglia di case e di mondi. Mondi di respiri, di luci, di ombre e di suoni che ammaliano chi ne percorre le strette membra. Qui il nuovo sta solo nella natura che fagocita la storia, pezzo dopo pezzo. Ignari i suoi abitanti che, cullati dal sole e dal mare, non cercano cure ma canti di conforto.
(Marco Pizzo)
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