domenica 23 aprile 2017

recensione: Riva occidentale di Massimiliano Perrotta



La rotondità dei versi di Perrotta al debutto

Riva occidentale (Sikeliana, Mineo CT, 2017, pp. 48, 6 €) è titolo della prima prova poetica di Massimiliano Perrotta, apprezzato drammaturgo e regista che opera fra Catania (sua città natale) e Roma. E della parola scenica, queste poesie sembra abbiano assorbito la rotondità, la solidità, dentro una lingua poetica che recupera, dalle esperienze novecentesche, in particolare la lezione montaliana: l'amalgama dei diversi livelli stilistici ed esperienziali nonché, sapientemente, il verso con le sue tradizionali strumentazioni.
L'io lirico si addentra in un senso di dismissione, che è inquietante come i “ruderi di questo luna park” (p. 8) ancora assurdamente aperto; lo percorre stazionando di fronte alle imperterrite attrazioni, la “pattinatrice di ghiaccio”, la “strega”, le “ragazze diavolette”, il “reuccio scoronato”, il “corteo degli inserzionisti” (pp. 7-8); perplesso, si ritrae dalla “tecnotrance che induce a svanire” (p. 36), a cui sarebbe facile accondiscendere, e divaga in un erotismo giocoso e demistificante (p. 35). Resta in attesa, di fronte al mare e a un tramonto che è decadenza, implosione, occidente. La catastrofe incombe, eppure la poesia rileva la presenza di indizi criptici: i “tuoi occhi di velluto”, che sono “spia del messaggio” (p. 28); o il “sentiero”, che l'“angelo baffuto” addita (p. 12).

“La Sicilia”, 23-4-2017

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